di Fabio Bartoli
Rileggendo in questi giorni un articolo di Guido Savio, filosofo, psicologo, a suo tempo anche giudice del Tribunale dei Minori di Venezia, dedicato alla PERVERSIONE E LIBERTA’ sono stato colpito dalla relazione tra definizione di perversione e analisi della trasformazione della battaglia politica nelle società attuali. In verità l’articolo si sofferma sugli aspetti caratteristici del carattere del perverso e sulle sue attitudini nelle relazioni con quanto lo circonda.
Trascurando le citazioni di altri autori, un primo aspetto del perverso è lo spostamento in avanti del possibile, cioè immaginare una realtà non fissata ma ambita, dunque, soggettiva e non oggettiva. In questo senso l’aspetto “maligno” del perverso è la destabilizzazione delle Regole, della Legge, del Patto, pertanto la perversione è schierata agli antipodi della Libertà (dal saggio Creatività e perversione di Janine Chasseguet-Smirgel).
A differenza di altri modelli comportamentali il perverso dunque, non produce danno a sé stesso (a differenza del malinconico) ma al contrario in virtù della negazione delle Regole, della Legge e del Patto ha una logica militante ed è continuamente a caccia di proseliti. La libertà invece si nutre di Regole, del Principio della Realtà, della relazione civile, nella perversione tutto ciò è vissuto come schiavitù. Il perverso dunque si sente schiavo del mondo e delle sue leggi che intende negare, piegare e, allo scopo, cerca proseliti, ama tutti coloro che sono schierati dalla sua parte. Siamo davanti a un solitario ma al tempo stesso un “predicatore” di una ideologia senza fonte di garanzia dove non esiste legge.
Ebbene, siamo certi che la perversione priva di aggettivi qualificativi possa essere confinata alla sfera sessuale? A guardare il mondo intorno a noi sembrerebbe di no. Quando la frontiera del lessico politico sposta il confine del “politically correct” oltre il limite dell’insulto tra automobilisti, quando ogni rifiuto di controllo di organi terzi necessari proprio perché esista un sistema di regole condivise che sono il pilastro su cui si regge un Patto, è lecito aggettivare tutto questo come una PERVERSIONE IDEOLOGICA
Non può essere una forzatura ma una descrizione preoccupante della deriva autoritaria a cui sono avviate molte delle democrazie in cui siamo cresciuti.
Il perverso, come abbiamo visto, è agli antipodi della Libertà, è un prevaricatore senza regole cha ha una visione schiavista degli altri che non ammette critiche e che cerca proseliti che alimentino la sua ambizione di esercizio del potere. Trasliamo dalla sfera sessuale questo contesto e comprendiamo il rischio che corrono le democrazie liberali nelle mani dei “Falsi Patrioti” che si richiamano esattamente a questo schema di valori per comprendere quale rischio corre oggi la Libertà nel mondo.
Novembre 2025

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