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domenica 19 febbraio 2012

L'altra dimensione

L'altra dimensione - In viaggio verso Doha - Qatar

In fondo sarebbe bello sfuggire a questa dimensione e svegliarsi in modo magico in una nuova, diversa. Certo ci vuole una bella immaginazione ma forse è l'unico modo per riscoprire l'ottimismo. Da quasi 4 anni una crisi economica universale ci aggredisce, ci strangola e deprime le nostre speranze. In ognuno di questi anni qualcuno ci ha detto che quello era il momento peggiore e che l'anno successivo saremmo tornati a crescere. Mi chiedo: Davvero questa crisi è solo una questione economica? Davvero la soluzione è tornare a "crescere"?Come sempre viaggiare e conoscere altre comunità, spesso così diverse dalla nostra, offre l'occasione di guardare più lontano oltre l'ombelico. Il Medio Oriente, terra di grandi contrasti e perenni conflitti, è un buon punto di osservazione. Per cominciare è un posto dove non sai se sei al confine estremo dell'Europa delle migrazioni o al principio dell'Asia rampante.Guardarsi intorno non aiuta perché i contrasti si propongono numerosi e profondi. Questa regione è teatro di un cambiamento che in prospettiva potrebbe modificare i rapporti sociali di comunità millenarie legate ad arcaici principi talvolta manifestamente integralisti talvolta espressione di un modernismo consumista e poco attento ai diritti fondamentali delle persone. Così si nega il diritto di voto alle donne, si nega loro il diritto al lavoro non domestico o più semplicemente la possibilità di guidare un automobile. Ma i "downtown" delle grandi città del capitalismo arabo da Dubai a Doha, da Abu Dhabi a Bahrain ammiccano al medello occidentale che costruisce grattaceli e falsi paradisi turistici utilizzando i proventi della sola ricchezza disponibile: Il petrolio. A questo bene viene garantita ogni attenzione - tanto da meritare un Ministro del Petrolio - e ogni speranza di longevità anche se non ha contribuito a cambiare il livello di vita , se non in maniera marginale, delle popolazioni native. Una struttura oligarchica che 50 anni fa pescava nel Golfo per sfamare le proprie famiglie, oggi dispone di una ricchezza incalcolabile che sarà il futuro dei privilegiati  e dei loro discendenti quando il motore fossile del mondo si spegnerà. Due fatti rappresentano concretamente questo approccio ottuso e predatore: L'uno l'esercito di lavoratori pachistani, indiani, filippini, indonesiani in coda ai varchi di controllo dei permessi di lavoro negli aeroporti, spia luminosissima dell'emarginazione e dello sfruttamento selvaggio dei poveri che non hanno diritti senza distinzione di razza e religione. Per informazione negli Emirati lo sciopero è un crimine che comporta il carcere o l'espulsione immediata. L'altro il contrasto qui ancora più evidente che altrove tra i primati del consumismo con gli edifici più alti del mondo, i centri commerciali con 3000 negozi dove si può comprare una t-shirt da 5€ o un Rolex tempestato di diamanti da 250.000€. Di contro questo immenso parco giochi consuma energia e produce CO2 in rapporto 1:10 rispetto a qualsiasi altro posto del mondo. A Dubai con 40 °C all'ombra si può pattinare su ghiaccio o sciare al chiuso.In compenso scarse politiche di riduzione degli sprechi, di gestione dei rifiuti, di salvaguardia del patrimonio marino hanno già provocato danni irreversibili. Dunque questa regione del mondo ci offre l'occasione di riflettere non solo sulla necessità di uscire dalla trappola della crisi ma anche e soprattutto sul come uscirne, con quale modello di sviluppo ed in quale rapporto con la terra che ci ospita. La nostra società può scegliere se accettare il ricatto di pochi che si arricchiscono e lasciano le briciole ai più producendo inquinamento selvaggio e miseria ciclica oppure creare un progresso basato sull'investimento di risorse umane ed economiche scommettendo sulla salvezza del pianeta e sulla ricerca della felicità. Forse ci vuole davvero un'altra dimensione.
Fabio Bartoli - Doha 18 Febbraio 2012,

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